Blog: L'Arte per l'Evoluzione

Pillole di realtà e d'arte, testimonianze, cambiamenti: declinazioni del Manifesto L'Arte per l'Evoluzione. Tre categorie da esplorare: "Arte e Bellezza", "Comprendere", "Alternative".

ARTE E BELLEZZA - COMPRENDERE - ALTERNATIVE - AUTORI


Anche per questo faccio sculture di Simone Perotti
Come l'arte entra nella mia vita. E perché.
Categoria: "Alternative"

Io sono uno scrittore. Uno scrittore di storie. Vivo dei miei pensieri, dei miei personaggi.
Non c'è un momento che ricordi, fin da bambino, in cui non ho costruito storie. Se le avessi scritte tutte avrei intorno a me il mio mondo, uomini, donne, animali, esseri di ogni specie, intenti, nello sforzo dell'avventura. Vivi.

Quando scrivo una storia, per mesi, a volte per anni, mi attorniano, in ogni momento. Se parlo con qualcuno, di tanto in tanto mi distraggo a pensare alla loro vicenda. Sono preoccupato per loro, li accudisco, li condanno, li osservo.

Hanno anime, storie, un passato, un futuro incerto. È come convivere con una moltitudine, un grande gruppo di identità che si avviluppano, si svolgono, fino a quando… scompaiono. Accade quando ho scritto l'ultima parola, la fine del romanzo. E resto solo. A volte tragicamente solo.

La vita di uno scrittore, non solo la mia, è così. Sensazioni di procreazione, di accoglienza, accudimento, e di perdita. Tante nascite, tante morti. Più vere della realtà. Fingersi, cioè fare finzione, è un'avventura che esalta e avvilisce, che rende ebbri ed esausti. Pochi capiscono cosa voglia dire. Molti, se lo sapessero, se ne provassero l'impegno e la responsabilità, smetterebbero di desiderare questa vita.


Anche per questo faccio sculture. Perché vivere dentro, sempre più dentro, senza fuggire, senza agire, mi farebbe impazzire. Dalle sei di mattina, tutte le mattine, fino a mezzogiorno, anche oltre a volte, metto segni sulla carta, li organizzo perché facciano ridere o piangere, perché informino, raccontino fatti mai saputi di lettori che mai conoscerò. Poi, devo uscire. Nel bosco, o in mare. Quando non navigo scendo le scalette tra gli alberi, vado in un piccolo laboratorio che ho costruito. Ho bisogno di forzare la pietra, piegare il ferro, sagomare il legno.

È un'esigenza, una bramosia. I materiali, il loro peso sui miei muscoli, la loro fragile essenza, mi saldano nuovamente con la realtà. Materiali di mare, trovati sulla spiaggia dopo la burrasca, o in altura, avvicinati con la barca, ripescati; e materiali di terraferma, legni e ferri che hanno lavorato, hanno ricevuto gocce del sudore di chi li ha usati. Chissà quante miglia hanno percorso alcuni materiali che ho lavorato, chissà quanti anni hanno vissuto gli utensili che giro tra le mani. Io li avvicino, li assicuro, li rimodello perché si incontrino, esseri di terra e di mare che così tante storie possono raccontarsi. Rientro nelle loro storie, ma stavolta non vedo personaggi, provo emozioni. Fatico fisicamente, non potrei vedere storie di uomini. Semmai di terre lontane, di costa, di bastimenti. Ancore che hanno arato il fondo del mare, raspe che hanno consumato tavole da cantiere. Gli uomini che ne sono stati padroni restano ombre, non diventano nulla. Non è la loro conoscenza che mi preme, ma il loro sentimento. Quello che leggo tra le vene del legno levigato dalla salsedine è questo.


Lavorare fisicamente, smettere l'arte per l'artigianato, disinvestire la mente e caricare il cuore. È questo il lavoro delle mie sculture. Uomini del Mediterraneo come siamo, non possiamo che oscillare tra le storie raccontate e i mari che hanno fatto da palcoscenico a tali avventure.

20 marzo 2012 - scritto e scultura di Simone Perotti





Simone Perotti - simoneperotti.com
Scrittore. Per vivere oggi fa anche l'affittabarche,
lo skipper e l'istruttore di vela.



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