Carissimi,
sono a visitare una mostra d'arte contemporanea dal titolo forse pretenzioso, forse no.
Entro, gran sale, piene di luce, vetro, alluminio, acciaio, opere in bella mostra, collocate con cura. Osservo le prime, una ad una, pollice destro appoggiato sotto il mento, indice, medio e anulare sulla guancia, mignolo sotto il naso.
Mi acciglio, mi avvicino, mi allontano. Tele di sacco tribolate, squarciate, sfilacciate, tagliate, frammiste a cartone, qualche strappo colorato, qualche rattoppo maldestro, del filo spinato. Titoli datati di non so quale guerra, note autobiografiche, parole sconclusionate. Non capisco.
Immagino un autore sconvolto, profugo o reduce o sopravvissuto. Invece è là, mi studia sornione, si alza, prende un lungo giro, è quasi alle mie spalle. Già temo che, toltosi la pipa spenta dalla bocca, mi morda il collo, mi spieghi di quale movimento è figlio, o padre, o maestro, si infervori al mio disarmato sgomento scambiandolo per meraviglia e stupore, e mi sciorini significati reconditi, e inverosimili letture negate ai più, digiuni dell'arte e poco avvezzi a combattere il sistema.
Per questo fuggo nell'altra sala! Qui tele slabbrate, tagliate, graffiate, sbrindellate. Tutto ciò che è possibile fare con forbici o coltelli o cesoie o chiodi...Boh! Sogghigno. Se ha funzionato per qualcuno e per anni, la sperimetaltradizionalsperimentazione perché non dovrebbe funzionare ancora? Una miniera d'oro resta tale anche se cambia il minatore.
L'artista rinuncia a spiegarmi il furore tridimensionale e gestuale che lo ha animato e in cosa si distingua dai predecessori. Guarda dall'alto questo poverino rannicchiato in se stesso. Forse scambia il mio "boh!" con le mani aperte all'altezza dei fianchi in un "però!". È sicuramente un genio! Nessuno può capirlo! Anzi meno lo capiscono più si sente genio.
Me ne vado afflitto dal suo sguardo compassionevole e passo alla terza sala. Fiuuuu! Quadri coloratissimi, stampigliati di impronte ben disposte: foglie, mani, piedi, "altre parti anatomiche". Fiuuuu! L'artista è giovane e mi sta spiegando quando, per assecondarlo e seguirlo nel suo eloquio fluente, gli chiedo se le tracce stupende dell'ultima opera siano state ottenute con tarme prima immerse nel colore e poi abilmente disposte.
Mi squadra con disprezzo, fa l'offeso, torna nel gruppo di oche tardive che lo accolgono nel loro simposio starnazzante. Sono prese dall'avvenenza dell'artista e, pensando più alle lenzuola che alle tele, fingono di apprezzare. Sono le snob (i mariti non fanno testo!), diventano colte capendo quel che è incomprensibile. Non mi trattengo. Passo velocemente di sala in sala.
Protervia della saccenza! Rassegna delle stramberie!
Diamo alle masse l'illusione di possedere la bellezza!
L'arte destrutturata, spontaneisticosperimentale, elitaria e senza storia, non cambia nulla, non genera sistema e dialettica, è funzionale al pensiero omologato e asservito dei più perché li esclude dai processi della comprensione, del godimento estetico, della presa di coscienza e, quindi, del potere.
Mi soffermo nell'ultima sala, preso da queste riflessioni, quando mi raggiunge la curatrice della mostra, almeno penso, data la stagionatura e l'abbigliamento eccentrico. Forse, per la calvizie, la barba bianca, l'atteggiamento perplesso e meditabondo, mi giudica "uno del giro". E giù, a dirmi che il futuro riserva grande fama a questi artisti, che sono dei precursori! Insomma, mette in bocca al futuro quello che nemmeno lei si sente di affermare al presente! E, poi, non sopporto maghi, cartomanti e indovini!
Mentre parla penso agli imbonitori delle fiere e ho nostalgia dei quadri dipinti dall'elefante con la coda immersa nel colore, dopo che gli hanno spalmato di acqua e miele il sedere per attirare le mosche.
"Almeno il suo gesto è naturale e ha un senso!" mi dico.
In un angolo, vicino all'uscita, c'è un allestimento. Due valigie. Una grande, da uomo, ben chiusa. Una piccola, da donna, orizzontale, un po' aperta. L'uomo e la donna? L'inconscio e il conscio? L'arrivo e la partenza? Bello però, essenziale, fa pensare, la quotidianità metafora dell'esistenza… Una coppia viene verso di me tenendosi per mano. "Ecco gli artisti!" penso. Non mi degnano di uno sguardo, prendono le valigie e se ne vanno.
Basta! Odio i linguaggi che spiegano altri linguaggi che spiegano altri linguaggi che spieg… Babele di vuoti che fanno tanto rumore sul nulla!
Novembre 2011 - scritto da Franco Berton
Vignetta di Alessandro Gatto, "Contributo", 2007
Franco Berton - Nota biografica Scrittore, narratore, insegnante. Promotore e divulgatore del pensiero critico e creativo. Collabora con Immaginario Sonoro nella realizzazione di performance artistiche. I post di Franco Berton » |
Pillole di realtà e d'arte, testimonianze, cambiamenti: declinazioni del Manifesto L'Arte per l'Evoluzione. Tre categorie da esplorare: "Arte e Bellezza", "Comprendere", "Alternative".