Blog: L'Arte per l'Evoluzione

Pillole di realtà e d'arte, testimonianze, cambiamenti: declinazioni del Manifesto L'Arte per l'Evoluzione. Tre categorie da esplorare: "Arte e Bellezza", "Comprendere", "Alternative".

ARTE E BELLEZZA - COMPRENDERE - ALTERNATIVE - AUTORI


"Connecting the dots" di Silvia Bonamin
Il senso è nella rete delle relazioni
Categoria: "Comprendere"

"Soffia il vento, volano i semi e i pollini, le relazioni tra gli insiemi si sconvolgono..."
Rifletteva così il signor Palomar a proposito del prato e, riflettendo, giungeva alla conclusione che non sono i singoli fili d'erba a costituire il prato ma il loro insieme, pur mantenendo ciascuno la propria distintività singolare.

Dal prato, poi, Palomar si proietta nell'universo, "insieme di corpi celesti, nebulose, pulviscolo, campi di forze, intersezioni di campi, insiemi di insiemi".

Prato e universo, dunque, coincidono per un sottile filo che lega in profondità le loro parti costituenti. Un motore soggiacente fatto di ingranaggi precisi, combinati e strutturati in modo tale da giustificare la varietà uniforme del prato e quella ampia, misteriosa, lontana – ma oramai non troppo – dell'universo.

Sotto il velo di ciò che appare si tesse una fitta trama di relazioni che sembra 'funzionare' per tutta quella grande e meravigliosa orchestra che ‘gioca' (in inglese, 'play') in superficie.



Una concezione del mondo nella quale le cose appaiono connesse le une alle altre e sottese a un'unità essenziale è indubbiamente lontana dalla imago mundi occidentale che tende a smembrare, a suddividere – piuttosto che a concepire – un sistema di relazioni che definisca le parti sulla base di un certo contesto dato.

Parlare di struttura e di relazione tra le parti di un sistema in un contesto socio-culturale di tipo occidentale, sembra un'impresa piuttosto ardua. Il pensiero occidentale è stato profondamente influenzato dalla filosofia cartesiana, 'cogito ergo sum', che ha portato l'uomo occidentale a viversi come un io isolato, smembrando la mente dal corpo. La frammentazione interna dell'uomo rispecchia la sua concezione del mondo esterno visto come un insieme di oggetti ed eventi separati. Questo atteggiamento mentale si riflette inevitabilmente anche in ambito sociale, creando spesso confini insormontabili tra razze, culture o anche semplici aspetti politici.

Invece, oggi vorrei riflettere con voi su quanto ampio sia il concetto di struttura e di relazione tra le parti di un sistema. A partire – ebbene sì – dalla fisica quantistica, per arrivare alla linguistica e di qui, con un passo brevissimo e inevitabile, all'uomo, alla società, alla vita stessa.



Nel mondo della fisica, le scoperte a cui giunsero negli anni Venti fisici come Bohr, Heisenberg e Broglie, rivoluzionarono l'impronta della fisica classica. La cosa più interessante è che la Meccanica Quantistica rivela una fondamentale unità dell'universo: non è possibile scomporre il mondo in unità minime dotate di esistenza indipendente; non esistono 'mattoni fondamentali' isolati nella materia, perché essa appare come una rete di relazioni tra le varie parti del tutto.

Non solo, ma queste relazioni implicano sempre la presenza necessaria di un osservatore. L'oggetto atomico può essere compreso solo nei termini della sua relazione con l'osservatore. Considerare una particella come se esistesse prima di essere osservata è privo di senso. Compito della fisica non è descrivere la natura ma individuare ciò che sulla natura si può dire. Heisenberg: "Ciò che osserviamo non è la natura in se stessa, ma la natura esposta ai nostri metodi di indagine".

In sostanza è il punto di vista a farla da padrone ed esso è il frutto dell'ambiente e della relazione che l'uomo stabilisce con esso, è il frutto di condizionamenti e di un contesto culturale di un certo tipo e può essere espresso e formulato in modo coerente ed esauriente solo attraverso l'uso del linguaggio.



La nostra conoscenza del mondo è, infatti, una conoscenza di ordine linguistico. La lingua è la forma che noi diamo al mondo e la struttura che soggiace a tale forma si proietta in un qualsivoglia fenomeno del reale. È la nostra facoltà primaria di conoscenza a fornirci la base di classificazione del reale e questa facoltà primaria funziona su base relazionale. Louis Hjelmslev, linguista danese e fondatore della Glossematica scrive:

"Il significato di cui si può dire che ognuna di queste entità minime sia portatrice, si deve intendere come un significato puramente contestuale. Nessuna delle unità minime ha un'esistenza indipendente […] e qualunque entità è definita in maniera relativa e solo in base al suo posto nel contesto."

E poi: "Ciò che importa non è la divisione dell'oggetto in parti, ma uno svolgimento dell'analisi conforme alle interdipendenze tra queste parti […]. L'oggetto esaminato e le sue parti esistono solo in virtù di queste dipendenze; il complesso dell'oggetto esaminato si può definire solo grazie alla loro totalità; e ognuna delle sue parti si può definire solo grazie alle dipendenze che la collegano ad altre parti coordinate, al tutto, alle parti di grado immediatamente inferiore, e grazie alla somma delle dipendenze. […] In altri termini gli oggetti si possono definire solo con l'aiuto delle dipendenze. "I fenomeni, proprio come il fili d'erba di Palomar, non sono, dunque, semplici 'somme di elementi' ma insiemi (prati) che "costituiscono entità autonome manifestanti una solidarietà interna".



Da questi pochi frammenti appare già in modo evidente la possibilità di applicare gli strumenti della Linguistica alla decodificazione e comprensione dell'uomo, della società, della storia, della conoscenza umana, in una visione unitaria e coerente, di relazione.

Concepire i fatti linguistici piuttosto che i fatti non linguistici come una struttura/rete relazionale dove il valore di ogni elemento è dato dalla relazione simultanea di quell'elemento con tutti gli altri, potrebbe persino aiutare a comprendere molti dei limiti epistemologici, sociali e umani con i quali si è scontrata la cultura occidentale negli ultimi decenni. Wittgenstein davvero non si sbagliava sostenendo che "i limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo".

Vi è una forte democraticità nel riconoscere che il linguaggio, così come il più piccolo segno di vita, sono soggetti a leggi di relazione e che ogni parte ha senso – come le pedine del gioco degli scacchi, metafora a noi ben nota – in base al suo ruolo/valore in un contesto dato, sulla base di un ordine dinamico che manifesta, a seconda dei punti di vista, una struttura soggiacente, a scapito della frammentarietà che ancora imperversa, emargina e discrimina.

Fuori dal campo relazionale si annaspa in una nebulosa di non-senso. L'essere umano plasma linguisticamente la realtà per conoscerla, classificarla, viverla. La forza delle parole-in-relazione può unire le masse, cambiare la storia e punti di vista. Alcune parole segnano, marcano in modo indelebile la vita di un popolo e continuano a risuonare nei secoli. Perciò, in questo presente all'alba dell'indignazione, concetti come fraternità, uguaglianza, libertà testimoniano il forte potere della relazione: relazione tra unità minime non portatrici di significato (le ‘figure' di Hjemslev), tra segni e tra esseri umani che dei segni si servono per comprendere, comunicare e classificare.

Mi pare appropriata la citazione da Il potere del linguaggio sul pensiero di Esaias Tegnér, poeta e linguista svedese, riportata da Hjemlslev:

"E quando le onde sonore formano parole come patria, libertà, onore, e nell'ora giusta arrivano alle orecchie giuste, allora possono diventare una tempesta che rovescia i troni e cambia il destino dei popoli. […] E se le onde sonore passano anche solo con un bisbiglio dalle labbra del maestro alle orecchie dell'allievo, possono con rumore sempre crescente riversarsi sui continenti e indicare alla mente e alla vita di milioni di persone vie mai battute prima."

Questo è il ponte, questa è la democrazia della struttura: tutto è struttura.
Tutto è rete di relazione.

Note. Il titolo cita una frase di Steve Jobs. Le citazioni nel testo sono tratte da Hjemslev, "I fondamenti della teoria del linguaggio" e Saggi Linguistici Vol. II
Novembre 2011 - scritto da Silvia Bonamin




Silvia Bonamin
Esperta di strutturalismo e amante della scrittura.
Collabora all'organizzazione dei laboratori di Immaginario Sonoro.
Post: "Incontriamoci per il cambiamento!" »



Facebook Twitter Vimeo YouTube Amazon
Invia

COMMENTI

nome
email
città
commento
codice
  Copia questo codice nel campo qui sopra: ARvBSfJ
 

COMMENTI


Ugo Locatelli | scritto 23/01/12

Grazie Silvia per questi stimoli nutrienti.
Sì, il mondo è l'insieme delle relazioni, non delle cose. Le relazioni sono l'unico luogo generativo.