Siamo sinceri, non capita spesso di rimanere dentro a una stanza per quasi otto ore ad ascoltare gente che parla, senza che si insinui un filino di noia, un calo di palpebra, un malcelato sbadiglio, uno sguardo all'ora.
Ebbene non solo oggi questa rara eventualità si è verificata, ma ho addirittura sperimentato una sorta di rapimento che mi ha accompagnata per l'intero pomeriggio…o forse dovrei dire per tutto il viaggio anche se fisicamente non ci siamo spostati da quel di Treville di Castelfranco Veneto.
Nel sottotetto ampio e accogliente dell'associazione Vivens, accanto alla motta con il magico cerchio di alberi secolari, si è creata da subito un'atmosfera vivace di creazione e relazione, con una scansione del tempo parallela, piacevolmente lenta.
Luigi e Cristina di Immaginario Sonoro, qualcosa di più e di diverso che semplici organizzatori, hanno dato il via a un meeting da subito improntato al senso di meraviglia che aveva il pregio di rigenerarsi in continuazione, lasciando spazio alla successiva e poi a quella dopo ancora, in una circolante energia anch'essa autoriproducente. Insomma, una bellezza.
Non a caso era proprio questo il tema del meeting: la Bellezza, da creare con l'arte di tutti, dove bellezza, creazione e arte sono da intendersi in senso estensivo. E di quanto possa essere ampio il campo di azione di questi elementi, ognuno dei partecipanti si è reso conto, tornando a casa con un'idea più completa di Bellezza.
Come gli amici di Immaginario Sonoro, siano diventati aggregatori di particelle di bellezza mettendo una accanto all'altra le nostre esperienze, è uno di quegli scherzi del caso, che in realtà sa sempre dove vuole andare a parare. La successione dei racconti, aveva qualcosa di simile a una sequenza di fuochi d'artificio, un'analogia con le infinite combinazioni di un caleidoscopio: storie diverse eppure affini, complementari.
Le nostre erano tutte storie colorate, positive, di passione; passaporti per entrare e perdersi, senza nessuna ansia, in mondi fino a un attimo prima sconosciuti. Così è stato quando Maurizio Zulian ha presentato le sue creature colorate che abitano il Parco della Pace Armonica di Arsiè.
Fatte di materiali strappati al destino di rifiuto e nobilitate al rango di opere, esse cercano amicizia con l'uomo, che invitano a dar loro un nome, e con l'ambiente con cui pure intrecciano relazioni fino a esserne parte.
Analogamente per il Parco del Sojo al Covolo di Lusiana dove, come racconta Gianluca Morlin, la sua famiglia ha voluto mettere passione, arte e un'infinita pazienza, per creare un ambiente che oggi ospita stabilmente opere artistiche e centinaia di visitatori. Quello che fu forse un tempo il regno di streghe e altre creature misteriose, diventato poi quello delle russe (nel senso di rovi, secondo l'idioma veneto) da domare, è oggi un luogo fruibile da tutti in cui natura e cultura accompagnano numerose iniziative in ogni stagione.
Quella di Gianni e Mariella è una storia d'amore, anche per la terra. Ricordo la loro scelta da pionieri, negli anni '80, quando il biologico era una faccenda da alternativi e questa definizione non era sempre un complimento. Quando cercavo di portare a mangiare gli amici onnivori a Ca' dell'Agata, mi guardavano con il sospetto riservato ai vegetariani di allora (beh anch'io nel mio piccolo sono stata una pioniera) seriamente convinti che a mangiare solo erba saremmo finiti male. Ma il tempo ha dato ragione agli amici dell'agriturismo che prende il nome dalla omonima pietra dura.
Sono piccoli tesori colorati le agate di Gianni, che trovano nell'insospettabile campagna tra Thiene e Zugliano il loro habitat, anche se spesso in incognita. Il loro aspetto esterno infatti non rivela i disegni e le cromie magnetiche che riservano solo a chi le sa riconoscere oltre la ruvida scorza. Gianni trovò il suo primo esemplare lungo il torrente Igna, all'età di otto anni. Da allora non ha mai smesso di cercarle, studiarle, ammirarle, caderci dentro…"sono pietre da meditazione" ci ha detto "non si possono accontentare di uno sguardo veloce, racchiudono mondi, parlano dell'uomo nativo".
In effetti osservando le fotografie e soprattutto gli ingrandimenti, si scopre che queste pietre, a dispetto dell'apparente freddezza della mineralità sono invece vive e suggeriscono corrispondenze con galassie, fondali marini, grovigli di arterie, insomma con cento altri contesti presenti nell'universo. "Come in alto, così in basso", sentenziavano gli antichi certi che quello che accade in ogni luogo, dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande è soggetto alle stesse regole, che tutto è connesso.
E quello dei colori (sì ancora loro, i colori) delle foglie morte a pelo d'acqua, quell'universo invisibile e muto, quanti di noi l'avevano mai ipotizzato? Le immagini di Lamberto Ferro, fotografo tenace e preciso, solitario, fanno pensare alle agate appena viste. Ma qui siamo nel regno vegetale, sommerso ma non troppo, dei fossi melmosi del Sile.
Sono immagini uscite dal silenzio. Non ci si crede: "ma come? Con una macchina compatta? Senza ritocchi digitali?" Eh già. È un mondo invisibile allo sguardo e perciò sorprendente. "La macchina conta solo per un 10 per cento" ci ha detto "è saper cogliere il tipo di luce che fa la differenza". Ancora una volta, quello che conta è il soramanego, come si dice dalle nostre parti.
Il mio racconto sulle immagini della Milano Venezia Slow a piedi in compagnia degli asini si è inserito bene in questo clima surreale da Alice nel paese delle meraviglie. Mi è piaciuto far sorridere e ridere rivelando le curiosità degli amici quadrupedi e dei loro nomi tutti con la lettera "G" ma anche trasmettere l'intensità delle relazioni umane nate camminando lentamente, vera cifra identificativa di questo viaggio singolare.
L'esperienza, tutt'ora in stato di avanzamento, dei giovani Silvia e Daniele ha seminato ammirazione. "Che coraggio!" abbiamo detto in tanti ascoltando il racconto della scelta di lasciare un lavoro normale per tornare padroni del proprio tempo e avere la possibilità di esprimere tanti piccoli preziosi talenti. "Che amore", aggiungerei. Un concetto che ha ripreso anche Graziella, non solo artista, non solo psicologa ma soprattutto portatrice di Gratitudine e Grazia, come del resto suggerisce il nome. Anche lei esorta a dare meno spazio ai bisogni che tendono a rigenerarsi in continuazione e a sottrarci i talenti, la nostra vera linfa.
Con Graziella ci siamo divertiti a creare con la carta igienica, un materiale arrendevole e confortante, che regala la sensazione di avere un piccolo artista dentro anche a chi ha sempre pensato di essere negato per queste cose. È infatti con l'arte di tutti che si crea bellezza. Ed eccoci tornati al tema del meeting.
La bellezza comincia a essere contagiosa, ci ho fatto caso. È un termine che ha rotto ormai i confini del suo significato inteso come pura estetica collegata a dei canoni rigidi e preconfigurati.
Il Teatro Civico di Schio, a conclusione della stagione teatrale ha ringraziato le aziende che con il loro contributo hanno sostenuto un anno di attività culturale. In un grande totem allestito nel centro della città si legge: "Le nostre BELLE IMPRESE difendono la bellezza, cancellano l'ignoranza."
Anche Festambiente Vicenza ha scelto per l'edizione del 2013 il tema della bellezza come "elemento che mobilita lo spirito e l'ingegno, che fa guardare oltre le ristrettezze quotidiane e stimola a progettare un ambiente accogliente e gratificante: è una condizione di benessere, espressione di energia."
È dunque tempo di bellezza, quella etica che apre lo sguardo a territori nuovi, a mondi prima non considerati. Questo timido diffondersi dell'aspirazione all'armonia nelle sue plurali declinazioni, ne è una conferma. Tra il bello e il bene esiste un legame misterioso e indistruttibile. È quella bellezza di cui parlava Dostoevskij, quella che, se il mondo la salverà, salverà il mondo.
Giugno 2013 - scritto e foglio di carta pesta di Maria Grazia Dal Prà
Maria Grazia Dal Prà - mariagraziadalpra.wordpress.com Ama scrivere e viaggiare lento. Responsabile sportello giovani di Schio |
Pillole di realtà e d'arte, testimonianze, cambiamenti: declinazioni del Manifesto L'Arte per l'Evoluzione. Tre categorie da esplorare: "Arte e Bellezza", "Comprendere", "Alternative".