Davvero questa è l'era dell'immagine?
Nell'era dell'immagine le immagini dovrebbero essere straordinariamente ricche! Dovrebbero parlare a tutti i sensi (e i sensi risponderebbero); proporre stratificazioni di significati, prefigurare possibili futuri o rievocare saperi.
E poi giocare sull'allusione, il valore simbolico, l'associazione di idee, il non detto. E anche (perché no?) sul non visto... - Comunicare prima della parola, con la forza esplosiva di una bomba. -
Ebbene, dobbiamo ammetterlo: nella nostra frastornata realtà difficilmente riconosciamo tanta ricchezza. Dobbiamo ammetterlo e con vergogna.
Questa è l'era delle figurine.
Le figurine dei calciatori, proprio quelle che si incollano sugli album.
Nelle figurine dei calciatori, l'identità coincide esattamente (ed esclusivamente) con una faccia e con i colori di una maglia. Facce che a breve distanza - di tempo o di spazio - diventano tutte stranamente simili.
In-di-stin-gui-bi-li.
Le figurine dei calciatori non sono altro che semplificazioni di una realtà complessa. Sono la parte per il tutto, riduzioni di senso per il pronto uso. Pura facciata (o faccia che sia). E dietro? E sotto? E intorno? E prima? Dov'è finito il "tutto"? Non c'è più niente di visibile, né di percepibile. È innegabile che queste immagini riproducano una realtà. Ma quanto parziale! Quanto riduttiva! Quanto appiattita! Definirla bidimensionale è fin troppo.
Che cosa può essere successo?
Eccesso di esposizione? Effetto assuefazione? Atrofizzazione degli organi di senso? Apatia cerebrale? Quali che siano le cause, l'effetto sembra essere questo:È come se avessimo perso la visione di insieme, o la capacità di cogliere la visione d'insieme. Che peccato. Ma allo stesso tempo si è perso anche il gusto del particolare - la degustazione; e il gusto del tuffo nel profondo - lo scavo; il gusto della scoperta - la ricerca. Che peccato.
Quello che vedo è la realtà. Anzi: la realtà è quello che colgo a colpo d'occhio. E già volto pagina. Tempo di riflessione: zero. Non solo abbiamo smesso di leggere le parole: abbiamo smesso anche di leggere le figure. "Ceci n'est pas une pipe" diceva il grande Magritte a commento del suo celebre dipinto di una pipa. E si schiudevano d'incanto interi mondi filosofici. Invece, caro René, nel nostro qui e ora, quella pipa dipinta è una pipa. Che peccato.
Nel realismo sovrabbondante e gridato delle nostre quotidiane abbuffate di immagini, forse si può leggere un tentativo di compensazione mediatica all'atteggiamento compulsivo di un pubblico bulimico e incontinente. I pantagruelici eccessi (in molti sensi) dei baccanali di immagini cui siamo ormai avvezzi potrebbero essere scambiati per iper-realismo, ma in realtà sono l'inevitabile reazione mediatica a una drammatica condizione patologica di ipo-realismo cronico di noi commensali.
Effetti collaterali.
In questi lauti banchetti, le pietanze e gli ingredienti sono sempre gli stessi. Precotti, imbustati e sigillati, pronti subito: un cucchiaio d'olio e 5 minuti a fuoco vivo. Tutto deve essere rassicurante, facile. Predigerito. Guai ad avere un dubbio. Il dubbio è destabilizzante, richiede tempo di elaborazione e di pensiero critico. Non ce l'abbiamo. Che peccato.Fuor di metafora, chi legge l'immagine applica un filtro, uno schema di interpretazione già prefissato: l'operazione mentale che compie è il semplice riconoscimento passivo di un'immagine già presente nella sua banca dati. Qualunque cosa si distacchi dal modello comune non viene riconosciuta e di conseguenza, nella maggior parte dei casi, viene rifiutata. Si passa subito ad altro, tanto, c'è solo l'imbarazzo della scelta.
L'abbondanza del nulla induce alla pigrizia. Che peccato.
2008 - scritto da Luigi Alberton, tratto dalla monografia:
Piloti. Esperienze ed arte per valorizzare l'identità »
Foto di Bruno Tarraran
Luigi Alberton - Nota biografica Fondatore di Immaginario Sonoro, è l'autore del manifesto L'Arte per l'Evoluzione. È un "esploratore dell'arte": autore, compositore, musicista, regista, produttore, editore. I post di Luigi Alberton » |
Pillole di realtà e d'arte, testimonianze, cambiamenti: declinazioni del Manifesto L'Arte per l'Evoluzione. Tre categorie da esplorare: "Arte e Bellezza", "Comprendere", "Alternative".