Sembra una favola, ma è una storia vera.
Le acque delle inondazioni si erano appena ritirate e il giovane Mulai decise di andare al fiume. Da lontano la sabbia sembrava disseminata di rami abbandonati a riva dalle acque. Ma quando fu più vicino, Mulai si accorse con orrore che erano serpenti. E che erano… morti. Tutti quanti. Li aveva uccisi il sole, il calore: lungo la riva sabbiosa non c'erano alberi né erba, non cresceva niente. Non avevano trovato riparo. Mulai si sedette e pianse.
Ma non si perse d'animo. Andò a bussare alla porta del governatore chiedendo che si piantassero degli alberi lungo il fiume: non si poteva permettere che succedesse di nuovo. "Non crescerà mai nulla sulla sabbia," fu la risposta. "Prova tu, se vuoi, a piantare bambù." Forse l'aveva detto solo per farsi gioco di lui, ma Mulai lo prese sul serio.
Cominciò a piantare bambù. Da solo. Ogni giorno. Con determinazione. Piantava bambù e li innaffiava due volte al giorno, mattina e sera. Si prendeva cura di loro, li carezzava e spesso gli parlava (tanto, al fiume, nessuno poteva sentirlo). Ogni tanto si fermava a dormire con loro e la voce del fiume era come una ninnananna. Un poco per volta tirò su una capanna e un poco per volta smise del tutto di andare a scuola. Non ne sentì la mancanza.
I bambù crescono in fretta, sono tenaci e vigorosi, come Mulai. Dopo qualche anno, erano diventati un boschetto rigoglioso. Allora Mulai decise di piantare alberi, alberi veri, di quelli che crescevano dalle sue parti. Si rimise all'opera: tornò più e più volte al villaggio a prendere giovani alberelli da piantare, a chiedere ai vecchi come si faceva. Si portò anche le formiche rosse, dal villaggio: feroci con gli uomini, ma preziose per la terra.
Giorno dopo giorno, anno dopo anno, il bosco cresceva, invisibile ai più. Mulai lavorava alacremente, in silenzio, ma non era più solo. Il bosco neonato aveva cominciato a popolarsi di animali e delle loro voci: vi nidificavano uccelli di ogni sorta e col tempo anche gli uccelli migratori presero a fare tappa nella foresta di Mulai. E poi c'erano cervi e scimmie e famiglie di elefanti e persino qualche rinoceronte e qualche tigre. Fu allora che tra i compiti di Mulai si aggiunse anche la ronda contro i bracconieri.
Passarono gli anni, molti anni. Un giorno accadde un fatto. Gli elefanti, tanti elefanti, invasero i villaggi vicini al fiume, devastarono capanni e coltivazioni e seminarono panico e rabbia tra la gente; poi sparirono barrendo nella foresta di Mulai. Fu quel giorno che il mondo si accorse di lui e dei suoi alberi. Gli uomini accorsi a proteggere i villaggi e i campi rimasero a bocca aperta: era un miracolo. Nei giorni seguenti ne parlarono i giornali e il tam-tam si progagò ben oltre i confini della regione di Mulai. Cominciarono ad arrivare dei curiosi, persino dei politici, e il governatore, con un segreto senso di vergogna, lo elogiò pubblicamente e gli mandò in dono nuovi alberi da piantare.
Ma la vita di Mulai non cambiò. Continuò ogni giorno ad alzarsi all'alba, a piantare un albero, a parlare con i più giovani e ad ascoltare i più vecchi. E la sua foresta continuò a svegliarsi ogni giorno con lui.
Questa è una storia vera, seppure raccontata liberamente.
Jadav "Mulai" Payeng vive nella regione di Assam, in India. Quando iniziò a piantare alberi sulla riva del Brahmaputra era il 1979 e lui aveva solo 16 anni. Oggi la "foresta di Mulai" copre 550 ettari, Mulai ha quasi 50 anni e continua a piantare alberi. Vive ancora nella capanna vicino al fiume, con sua moglie e i suoi tre figli. Fonte: www.huffingtonpost.com, 3 aprile 2012
Aprile 2013 - scritto da Maria Cristina Leardini
Maria Cristina Leardini Co-fondatrice di Immaginario Sonoro. Traduttrice e insegnante; editor e copywriter. Per Immaginario Sonoro cura i progetti comunicativi, web ed editoriali e affianca Luigi in tutte le attività del Centro. I post di Maria Cristina Leardini » |
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