PROLOGO
(per voce recitante con le Parole dello Sguardo)

Immaginate! […] lo sguardo […] luce di un fuoco […] immaginate! […] ombre […] la Parete […]
vedono ombre riflesse […] visioni […] ombra di oggetti presunti […] calcolo fotogrammetrico […]
pensieri visivi incollati […] scorrono [gli] oggetti […] previsioni di verità […]
profusioni di immagini […] punto di vista ameno […] vaticinio di cose (mai) viste […]



PARODO
(Coro di nove veturulae fuori campo)

CORIFEO Ciascuno di loro apprende ciò che vede com'è nella natura dell'uomo…
COREUTI …ciascuno compra ciò che può, altri vendono loro ciò che non hanno
CORIFEO Non desiderano la specola cara-ad-Eolo, ignorano venti alitanti
COREUTI …non sanno desiderare



PRIMO EPISODIO. Scena Prima
(Il protagonista, P., è all'aperto, il pubblico presunto è in casa - la casa caverna)

Una spelonca, strati di biancone e ammonitico, colate calcaree. L'accesso illuminato dall'esterno è ampio per tutta la larghezza dell'antro.


Immaginate uomini cresciuti sottochiave in una dimora sotterranea;
cresciuti là dentro, sono [stati] confinati, gambe e colli in catene,
volentinolentinonsimuovono lo sguardo gessato in avanti,
impossibile volgere il capo, quel laccio li doma,
una gorgiera, essi credono, così hanno loro insegnato.
Corsieri con paraocchi, corsieri che però non corrono.
Meglio, currunt sine currere, tachimetro zero,
"Poveri diavoli, – dicono foglie ad echi concentrici –
che non s'adombrino, che non imbizzarriscano!"



PRIMO EPISODIO. Scena seconda
(come sopra)

Un accampamento di picari dai costumi scombinati e sgargianti, la strada in salita, un muretto a secco, il falò.


Alle spalle di quella gente al confino, alta e lontana, brilla la luce di un fuoco,
e tra loro e il fuoco corre una strada in salita, costeggiata da un muro a secco;
Questo vi posso dire, questo mi sembra: vedo lenzuola sgualcite appese,
forse un burattinaio le ha issate tra sé e il suo pubblico.
Immaginate! Al di sopra dell'altezza del muro vanno uomini che portano
suppellettili, oggetti disparati, statue di uomini e di animali,
un mondo di mondi, variegato nelle forme, baluginante nei colori […]
pare un teatro di marionette con quei teli sopra i quali
scorrono, vivono figure, c'è legno, c'è pietra in loro. […]
Alcuni di questi portatori parlano tra loro e altri stanno in silenzio.
Non c'è spensierata gaiezza, tutti si muovo inesorabili macilenti,
si temono nuovi inganni, perché strano è lo spettacolo
e strani gli abitanti che descrivi.

[OMISSIS]

[CONTINUA]





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Testo di Davide Melchiori. Foto di Giovanni Porcellato. Ambiente sonoro di Luigi Alberton, realizzato con la scultura sonante "Sonofoglia" di Luigi Berardi. Progetto grafico di Monica Alberton. Tutti gli elementi di questa pagina sono soggetti a copyright. Pubblicato su Immaginario Sonoro l'11/10/07. Altre pagine della Galleria Mosaico »
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