Ritengo che oggi l'arte, e quindi l'artista, debba individuare la bellezza nel mondo e trascinarla davanti agli occhi di chi la sa e la può riconoscere; questo perché essa diventi veramente mezzo di trasformazione, tanto concreta che spirituale.
Quel "chi la sa e la può riconoscere" non è un'accezione che suppone un'idea di elettività, ma l'attestazione del fatto che se non si lega inscindibilmente l'arte al principio di responsabilità che le è proprio, si rischia di banalizzarne il concetto; un lusso che non ci possiamo permettere, dato il prezzo altissimo che ci troveremmo costretti a pagare, sia individualmente sia collettivamente.
C'è un assunto di Ingeborg Bachmann, una delle maggiori poetesse austriache del '900, che credo dia il senso esatto di tutto questo: "L'opera di un artista" dice Bachmann "non è resa etica dai temi che sceglie di affrontare, ma dalla volontà di dire il mondo in un modo diverso da come l'ha trovato detto".
Così, credo che per capire a fondo l'arte sia necessario rifarsi all'intenzione che muove l'artista e leggere a sua opera alla luce della motivazione che la fonda e la giustifica.
5 luglio 2013 - scritto da Eros Olivotto
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Eros Olivotto - www.erosolivotto.it Scrittore, poeta, lettore. Risiede a S. Ambrogio di Valpolicella (VR), ma vive da viandante della parola. I post di Eros Olivotto » |
Pillole di realtà e d'arte, testimonianze, cambiamenti: declinazioni del Manifesto L'Arte per l'Evoluzione. Tre categorie da esplorare: "Arte e Bellezza", "Comprendere", "Alternative".