PRIMAVERA
Riavvolgo le mappe. Riconosco la terra dal piegarsi dei rami, dal gioco del vento - viene primavera a darci l'eterno principio a colmare l'ombra - cui rispondiamo per incerti suoni. ALLA PRIMA LUNA CHE MI COLSE DI STUPORE Ti vidi nella vigna d'agosto Eri di slenzio e umidori di pianura, sola. Pampini vestivano la tua nudità ammirata il vezzo d'oro del tuo momento. |
ESTATE Della stagione prediligo il sortilegio terra-cielo i cantori delle fronde l'aria di vela azzurro Tintoretto l'arancia della notte tra l'albero e il tetto. * * * In volo sincrono quattro germani incontravano il tramonto al ponte San Gregorio tarsie nella distanza luminosa che a noi s'addice come oscura luce per cui trasale il respiro si fa spasmo l'attesa l'addio si coniuga alle stelle. |
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Adriana Gloria Marigo è nata e vive a Padova. Scrive poesia, cura eventi letterari e recensioni di libri, collabora con varie riviste culturali (info su Facebook). Le poesie di questa pagina sono tratte dalla sua seconda raccolta "L'essenziale curvatura del cielo", edizioni La vita felice (settembre 2010). Gli acquarelli sono opera dell'autrice, con foto di Bruno Tarraran. Atmosfera sonora ("Curvatura del cielo") e progetto grafico di Luigi Alberton. Tutti gli elementi di questa pagina sono soggetti a copyright. - Pubblicato su Immaginario Sonoro il 16/02/14. Altre pagine della Galleria Mosaico »
Adriana Gloria Marigo è nata e vive a Padova. Scrive poesia, cura eventi letterari e recensioni di libri, collabora con varie riviste culturali (info su Facebook). Le poesie di questa pagina sono tratte dalla sua seconda raccolta "L'essenziale curvatura del cielo", edizioni La vita felice (settembre 2010). Gli acquarelli sono opera dell'autrice, con foto di Bruno Tarraran. Atmosfera sonora ("Curvatura del cielo") e progetto grafico di Luigi Alberton. Tutti gli elementi di questa pagina sono soggetti a copyright. - Pubblicato su Immaginario Sonoro il 16/02/14. Altre pagine della Galleria Mosaico »
Adriana Gloria Marigo | scritto 16/02/14
Carissimo Luigi, Carissima Cristina.
sono appena passata in Mosaico e sto provando la sensazione bellissima che ho provato la sera della poesia alla Motta. Non riesco a scrivere qualcosa di più se non il mio "grata" alla vostra cura
per la Grazia (che contiene almeno una decina di sostantivi per esprimere il sentimento verso l'uomo e il tempo ), per il vostro "destino" a cercarla, incontrarla, farle fare dei viaggi verso l'accoglienza di altri che la stanno cercando. Il mio grazie a Bruno Tarraran che spero di ringraziare di persona, presto. Il mio saluto, dal Bene. Gloria
Lo sguardo da pittore è nato nella mia era arcaica, vale a dire nella seconda infanzia, quando si vive la fusione panica con il mondo.
Ho ricordi di immersione totale nella natura della campagna veneta: giorni d'estate in piena libertà di conoscere l'intorno – vigneti e frutteti e ampi appezzamenti di terra ad orto -, bambina a casa di nonni e bisnonni che la seguono senza la pressione del controllo. Una creatura che si riconosce sola, ma in una posizione di privilegio e potere in quanto può costruire un mondo immaginario secondo il proprio modo e sentire, senza troppe perimetrazioni o doveri, tranne i "bei modi" nel rivolgersi agli adulti.
Da una parte la terra, il cielo, il trascorrere del tempo con i suoi cambiamenti anche meteorologici, tutti i colori e le forme che nei tre mesi dell'estate subiscono variazioni, gli animali; dall'altro il mondo degli adulti, presenze che conservano indicano e chiedono valori legati ad affetto, rispetto, stima, cortesia, creanza, cognizione di ciò che si dice.
Guardavo dunque la natura, gli uomini e il modo che gli adulti avevano di vivere il lavoro dei campi; mi affascinava l'uso degli attrezzi, la dimestichezza con la quale impiegavano certi oggetti da taglio e contemporaneamente la cura sacra nel riporli. Oggi posso dire di avere ricevuto l'educazione allo sguardo "cortese" nella sua accezione vera.
Adriana Gloria Marigo, ottobre 2013
"È una conoscenza, quella del cuore,
che reca in sé il senso di un ritorno." Eros Olivotto