Era il Caravanserraglio un luogo in cui uomini e animali trovavano protezione, ristoro e possibilità di comunicare, lungo le grandi vie carovaniere, in territori ostili, semi-desertici e lontani dalla civiltà.

In questa costruzione c'era spazio per ricchi, poveri, animali e per le mercanzie. E probabilmente proprio in un caravanserraglio, nelle sue stalle, nacque il Logos per eccellenza, Gesù Cristo.

Metaforicamente, il luogo in cui ci troviamo può essere paragonato a un caravanserraglio e ancor più nel momento in cui la Poesia diventa la dimensione in cui trovare rifugio.

Non la Poesia lamentosa, struggente e autoreferenziale, ma la Poesia che cerca la Bellezza “ond'ebbero ristoro unico a' mali / le nate a vaneggiar menti mortali”. Poesia quindi positiva, creatrice di miti, di simboli, di ponti fra gli esseri umani.

Forse noi Poeti dobbiamo tornare ad abitare i caravanserragli, ritrovare il significato delle parole che hanno bisogno di incontrare l'ascolto, che non si triturano e non si avviluppano su se stesse perdendo il loro potere di relazione.

Nel caravanserraglio della Poesia può abitare ancora oggi una fetta reale di umanità e - cosa di non poco conto - gli “animali” che l'accompagnano nel suo peregrinare.

Forse in questo luogo è possibile una Poesia della koinè (o “lingua comune”) che permetta una comunicazione universale dalla quale nessun Poeta può prescindere. E ancor più permetta la ricerca creativa della Bellezza, generatrice di Civiltà, e di un Progresso ancora possibile.

Franco Berton